Accesso ai Contenuti Riservati


Giornata della Memoria 2025 – Cancel Culture e luoghi del fascismo in Italia

Quest’anno per la Giornata della Memoria ho scelto di parlarvi dei simboli del Fascismo. La lezione ha lo scopo di inserirsi timidamente nell’ampio dibattito della “cancel culture” e spiegare come […]
Cancel Culture e luoghi del fascismo in Italia

Scritto da Federica Ciribì

Sono Architetto e Dottore di ricerca in Recupero Edilizio ed Ambientale. Sono abilitata all’insegnamento di “Arte e Immagine” e di “Disegno e Storia dell’Arte” presso l’Accademia di Belle Arti di Brera e all’insegnamento di “Costruzioni, tecnologia delle costruzioni e disegno tecnico” presso l’Università degli Studi di Pisa.

Pubblicato il 20 Gennaio 2025

Quest’anno per la Giornata della Memoria ho scelto di parlarvi dei simboli del Fascismo.

La lezione ha lo scopo di inserirsi timidamente nell’ampio dibattito della “cancel culture” e spiegare come questo atteggiamento, soprattutto quando dà luogo a distruzioni o atti vandalici, non possa essere giustificato in alcun modo.

Ma che cosa si intende per “cancel culture”?

Il termine è americano e viene coniato nel 2017 per definire l’insieme di azioni volte a “togliere supporto a una determinata persona” con mezzi come il “boicottaggio”, l’esclusione o la pubblica condanna delle sue attività. L’obiettivo è danneggiare economicamente la persona, giudicata moralmente o socialmente deprecabile.

Il 7 giugno 2020 questa locuzione assume tuttavia un nuovo significato, per effetto di un discorso di Donald Trump. L’allora – e attuale – presidente degli Stati Uniti associa infatti il concetto di cancel culture alla sempre più diffusa tendenza dei manifestanti di rimuovere statue-simbolo durante le proteste, e la condanna aspramente definendola una minaccia ai valori e alla storia degli Stati Uniti. In questo senso, la cancel culture è una vera e propria cultura della cancellazione, perché il suo obiettivo è eliminare un personaggio o un evento storico da sempre celebrato ma che alla luce dell’attuale sistema di valori è ritenuto immorale.

Da Minneapolis a Bristol. Il caso Colston.

Il discorso di Trump è generale, ma il riferimento è a un fatto avvenuto pochi giorni prima. Il 25 maggio 2020, la polizia di Minneapolis aveva arrestato l’afroamericano quarantaseienne George Perry Floyd per avere acquistato un pacchetto di sigarette con una banconota falsa. Un agente lo aveva tirato fuori dalla sua macchina con forza, gettato a terra e immobilizzato con un ginocchio sul collo, impedendogli di respirare così a lungo da condurlo alla morte.

I fatti, ripresi col cellulare da diversi passanti e presto diffusi sui social, innescarono proteste in tutto il Paese e oltreoceano. In Inghilterra, a Bristol, una manifestazione di protesta contro l’uccisione di Floyd culminò in un’azione contro la statua bronzea di Edward Colston.

Edward Colston (1636 – 1721) non era un capo di Stato, né un tiranno o un generale: era un uomo di affari che faceva parte della Royal African Company, la società britannica che si occupava del commercio degli schiavi e che era responsabile della deportazione di circa 80.000 persone africane, 19.000 delle quali morirono prima di approdare nelle piantagioni di tabacco e canna da zucchero americane a causa delle pessime condizioni a cui erano costrette sulle navi negriere.

Inizialmente celebrato per avere destinato parte della sua immensa fortuna accumulata con il traffico di vite umane in opere di beneficenza per la città di Bristol, Edward Colston è stato oggetto di una profonda revisione storica nel corso del Novecento, diventando progressivamente un simbolo di razzismo e inumanità. Per questo la sua statua, durante la manifestazione di Bristol per Floydd, fu tirata giù dal piedistallo e imbrattata: rappresentava ciò contro cui i manifestanti lottavano. 

La statua fu esposta sdraiata e imbrattata nel museo M. Shed di Bristol, mentre nel luogo in cui si trovava venne lasciato il solo piedistallo, visibile ancora oggi. 

Abbattimento della statua di Edward Colston

La statua di Edward Colston esposta vandalizzata

Significato del “piedistallo”

Il piedistallo per una statua non rappresenta semplicemente un sostegno o una base: rappresenta piuttosto un modo per elevare al di sopra di coloro che osservano l’opera d’arte, il personaggio rappresentato. Grazie al piedistallo le sculture dominano gli spazi pubblici, polarizzano l’attenzione delle persone. E gli spazi pubblici sono i luoghi dove la comunità si incontra e si manifesta. Il monumento quindi parla anche di una comunità e a una comunità, anche se è posto in memoria di un personaggio del passato o di un evento trascorso. Il tempo del monumento non è semplicemente quello dell’attimo in cui è stato posato, è anche un tempo diverso, presente e futuro. Quando gli eventi cambiano e la storia viene vista da un punto di vista diverso, anche le statue devono essere guardate “diversamente”. Il che certo non implica rovesciarle come è avvenuto con quella di Colston ma saperle riconsiderare, questo sì.

In Europa il caso Colston è a oggi l’unico atto di vandalismo e rimozione di un monumento, ma nel mondo se ne sono verificati numerosi altri. 

La questione alla base di queste azioni è sempre la medesima: a un certo punto la storia viene riscritta e le persone celebrate nelle opere d’arte vengono viste da un altro punto di vista.

Prima di Colston ci fu Rhodes

A Città del Capo la statua di Cecil Rhodes (1853-1902) posta nel Campus Universitario a memoria della fondazione e del finanziamento che l’uomo fece per la scuola, nel 2015 fu coperta di letame e spazzatura dagli studenti e infine rimossa per decisione del Senato. Gli studenti non volevano che Rhodes fosse ricordato come benefattore ma che la sua memoria fosse cancellata perché ritenuto uno dei teorici dell’apartheid. 

Oggi questa statua di Cecil Rhodes non è esposta al pubblico. 

La cancel culture è una pratica giusta? Che cosa si risolve con l’iconoclastia (ossia con la distruzione delle immagini)? L’iconoclastia è l’unica cura per l’iconolatria (ossia il culto delle immagini)?

Rimozione della statua su ordine del Senato

La tatua di Cecil Rodes

I luoghi del fascismo in Italia

Oggi è la Giornata della Memoria e questo articolo vuole essere un invito a riflettere sul destino degli oltre 1400 luoghi fascisti presenti in Italia. 1400 tra edifici, monumenti, targhe commemorative, intitolazioni di strade e piazze che ricordano il ventennio fascita.

1400 luoghi che in qualche modo ci riportando alla mente fatti che vorremmo dimenticare. Ma è giusto dimenticare? e quale significato assumono questi monumenti nella storia del nostro paese? 

Io ti parlerò di tre di questi luoghi, ognuno dei quali si pone nei confronti della storia e quindi della memoria, in modo diverso.

Il primo è stato oggetto di una revisione storica per “celare” i messaggi fascisti, senza distruggerli. La storia di questo luogo è stata in qualche modo riscritta per tutelare, proteggere le vittime del fascismo e ricordare a tutti che un monumento può anche raccontare una storia di orrori ma non deve per forza essere rimosso o distrutto. La sua storia può essere revisionata.

Il secondo è stato oggetto di un restauro che al contrario del precedente ha riportato in luce i simboli fascisti. Una scelta delicata e che ha fatto discutere, una scelta che ha premiato la volontà di portare alla luce il volto originario dell’opera d’arte, voluta da Mussolini, forse senza dare il giusto peso ai messaggi che quelle immagini veicolavano. 

Il terzo luogo del fascismo è rimasto inalterato dal ventennio fascista ad oggi e mostra prepotentemente il suo elogio a Mussolini. L’immagine è rimasta quella voluta dal duce, il nome del luogo però è stato cambiato già nel 1943 dopo la destituzione di Mussolini.  

Quali sono i simboli del fascismo presenti su questi monumenti? Li conosciamo e riconosciamo? Quale atteggiamento dei tre è quello giusto? è meglio trasformare, ripristinare o conservare?

Wolfgang Moroder lusenberg.com

Il Palazzo degli Uffici Finanziari a Bolzano

Hans Piffrader, scultore altoatesino a servizio del regime fascista, realizzò tra il 1940 e il 1942 un rilievo monumentale sulla facciata dell’attuale Palazzo degli Uffici Finanziari a Bolzano. L’opera, tuttora in situ, aveva lo scopo di celebrare i “Trionfi del Fascismo” ed è suddivisa in 14 scene che raccontano diversi avvenimenti: dalla fine della Grande Guerra, alla fondazione dei fasci di combattimento; dal sostegno a Franco nella repressione della guerra civile spagnola, alle conquiste in Libia ed Etiopia. In posizione centrale è possibile riconoscere la figura di Benito Mussolini a cavallo, ritratto come d’uso per gli imperatori romani, col braccio alzato nell’atto di compiere il saluto romano. L’intero bassorilievo è giocato sul parallelo tra il potere di Roma imperiale e quello dell’Italia fascista e il duce a cavallo è una delle immagini più ricorrenti nei luoghi del fascismo. Mussolini è rappresentato in questo modo poiché era suo intento costruirsi un’immagine pubblica quanto più vicina possibile a quella di Ottaviano Augusto, fondatore dell’impero, colui che aveva fatto dell’Italia il centro del mondo romano, una nazione abitata da un popolo di soldati e di agricoltori. Sotto il cavallo campeggia il motto di Mussolini: “credere obbedire combattere”. Sulla destra è possibile riconoscere un soldato romano che regge uno scudo  e le insegne recanti la sigla della Repubblica romana (SPQR – Senatus Populus Que Romanus, il Senato e il Popolo romano). Al fianco di questo legionario si osserva il soldato fascista, affiancato dal codice delle leggi con la spada e da un fascio littorio. Quest’ultimo rappresenta l’arma originariamente portata dai littori, soldati destinati alla difesa dei magistrati sia nella Roma repubblicana che in quella imperiale. Quest’arma era formata da un fascio appunto, di bastoni legati insieme da stringhe di cuoio e rappresentava simbolicamente il potere di decidere tra la vita e la morte dei condannati.

Nel febbraio 2011 la Giunta provinciale di Bolzano indisse un concorso di idee per la trasformazione della facciata dell’edificio. Il progetto aveva l’obiettivo di trasformare il bassorilievo in un “luogo di memoria”. Vinsero il concorso Arnold Holzknecht e Michele Bernardi. Il loro intervento prevedeva una soluzione poetica che non cancella il passato ma proietta una nuova scritta luminosa sul bassorilievo. La frase proiettata, in tre lingue, è “Nessuno ha il diritto di obbedire” di Hannah Arendt (1906–1975), filosofa e storica di origine ebraica, e va a sovrapporsi alle 14 scene.  

rhdr

L’affresco di Mario Sironi alla Sapienza

Quanto accaduto a Bolzano non deve farci pensare che in Italia esista una linea comune di intervento: mentre in Trentino nel 2017 veniva fatta questa proposta, a Roma nello stesso anno venivano riportati alla luce i simboli fascisti che erano stati nascosti nel 1950 nell’affresco di Mario Sironi “Italia tra le arti e le scienze” realizzato nell’Aula Magna della Sapienza (quindi non in un luogo qualunque!). Il grande dipinto murale occupa uno spazio di oltre 140 mq e fu realizzato dall’artista in soli due mesi nel 1935. Lo capiamo tra le altre cose dalla scritta XIV che indica il 14° anno dell’era fascista (iniziata, lo ricordiamo, il giorno dopo la marcia su Roma, 29 ottobre 1922). Nella pittura murale è rappresentata una personificazione dell’Italia, al centro vestita di bianco e circondata da altre figure che rappresentano le Arti e le Scienze. La Storia ha le sembianze di una donna di spalle con un libro aperto. Sulla sinistra si individua la Vittoria alata armata di spada. Sullo sfondo Sironi rappresentò altri due simboli che il Fascismo riprese dall’iconografia imperiale romana: l’arco di trionfo e l’aquila. Durante il restauro proprio sull’arco di trionfo fu ripristinata l’immagine del duce a cavallo, oltre all’aquila e alla scritta XIV.  

L’obelisco del Foro Italico

Nella stessa Roma troviamo un altro simbolo imperiale recuperato da Mussolini: l’obelisco. Quello del Foro Mussolini, oggi Foro Italico, è un blocco monolitico di marmo di Carrara, allora ritenuto “il più grande che sia mai venuto alla luce dalle viscere della terra”, dove si legge “Mussolini Dux”. Ciclicamente questo monumento torna alla ribalta e qualcuno propone di abradere quella scritta che comunque, ad oggi rimane lì in bella vista. 

L’obelisco richiese enormi sforzi per l’estrazione e una grande organizzazione per il trasporto dalla città toscana alla capitale. Si trattava di un blocco perfetto, senza venature, di 19 metri di altezza e con una base quadrata di oltre 2 metri di lato. Il suo peso era di quasi 300 tonnellate. Affinché durante il trasporto non si spaccasse, fu ingabbiato dentro a un cassone di legno e ferro, raggiungendo così un peso vicino alle 400 tonnellate.

Un monumento come questo ha un alto valore simbolico: si pensi al significato degli obelischi in Egitto, simboli del sole che segnavano l’ingresso dei templi e a quello che assunsero durante il dominio di Roma, quando Ottaviano Augusto iniziò a trasferirli nella capitale come bottino di guerra. 

Obelisco del Foro Italico, Roma

Spunti di riflessione

Conoscevate questo luogo? Pensate che sia cambiato qualcosa rinominando il Foro Mussolini come Foro italico? Conoscete i luoghi del fascismo nella vostra regione? Provate a mapparli partendo dal sito https://www.luoghifascismo.it/

C’eravate forse passati davanti senza saperlo? 

Vi è piaciuto l’intervento sulla facciata del Tribunale a Bolzano? si potrebbe proiettare una frase anche sull’obelisco del foro italico? se sì, quale? Cosa pensate invece della scelta fatta alla Sapienza di riportare alla luce i simboli fascisti che erano stati nascosti? quali possono essere state le ragioni di questa scelta? voi cosa avresti fatto?

Pensate che la cancel culture possa essere una forma di risarcimento per la deportazione, la schiavitù o qualunque altra forma di sopruso?

O pensate invece che la priorità sia mantenere viva una società  in cui simboli del passato possano essere messi in discussione con civiltà?

Buon lavoro!

Video per la Giornata della Memoria 2025

Parole chiave

0 commenti

Invia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Articoli correlati

Quelle come me – Judy Chicago

Quelle come me – Judy Chicago

Judy Chicago è stata nominata nel 2008 da "Time Magazine" una delle 100 personalità in vita più influenti del mondo....

Diario Visivo® 2024© Vietata la copia

Pin It on Pinterest

Shares
Condividi This